Descrizione
Si intitola “7×7. T’amo sulla (carta) la nuova raccolta di poesie di Francesco Pasca, edizioni Il Raggio Verde.
Un libro scandito in sette parti, come svela l’autore artista e poeta visivo tra i fondatori del manifesto della singlossia: “7 i giorni inseriti in nove gruppi per poesie intitolate nei numeri ad altrettante preposizioni (di, a, da, in, con, su, per, tra, fra). S’aggiungono due, penultima e ultima, per un totale di 52 e per il numero delle settimane in un anno nonché quello degli anni di operatività artistica su 72. L’ultima poesia, inserita come Zero [fra], intitolata “Un pensiero postumo”, chiude il cerchio aperto con il tema dell’Ozio. Nell’incipit di ciascuna poesia s’indaga il verso della relazione amorosa sulla (carta). Dall’Alfabeto al Segno e da ogni Cosa è possibile attendere agli organi del linguaggio per ricombinare, colorare la propria Anima.”
E a proposito della raccolta, scrive in una nota la prof Laura Madonna: “Con quest’ultimo contributo poetico Francesco Pasca si conferma un visionario che spazia tra pensiero e parola., tra paesaggi cosmici e scene terrestri abitate da “ghiacciai bollenti” come da paesaggi assolati.; il lettore viene traghettato in un affascinante quanto sofferto itinerario dell’anima, che ispirato da “un turchino richiamo”, conduce al superamento delle soglie della fantasia e del tempo.
La sua è una scrittura che prende vita e si dipana con originalità; e sapienza tra “colori estratti dalla mente”: non a caso si manifesta nell’esigenza di artifici letterari utili per tradurre un’ispirazione che si dibatte tra inquietudine, sogno e segni in una ricerca di verità; e di un silenzio pacificatore che assolva a una funzione unificatrice di visioni ed emozioni che possa mostrare “il” senso. Tutto si attua nella trama del Tempo, che viene dall’autore interrogato anche attraverso il mito e grazie a un’attenzione fenomenologica e intenzionale tipica dell’ “attesa” che si esprime in parole di intensa quanto laica religiosità che sono lettura di un “qui” che sconfina verso spazi insondabili. Ed è qui, nel silenzio della pagina bianca, che diventano luogo abitabile, accogliente, proiettato nello sconfinamento verso il “possibile”.
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