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Dal cielo in esclusiva fotografie di Bruno Barillari

35,00 IVA incl.

Un volume cartonato, in doppia lingua con i testi tradotti in lingua inglese da Arianna Corvaglia, con gli scatti della mostra di Bruno Barillari raccontata dal testo critico di Raffaele Gorgoni che scrive: «Scatti rubati perché l’ulivo, lo scoglio, il mare, l’onda, la pietra non s’aspettavano di essere colti nella loro intimità da un occhio indiscreto. Sono lì impudicamente distesi al sole, inermi. Tutto dall’alto appare più indifeso, anche la severa torre di guardia, l’aspra scogliera, l’arcigna masseria. È madremare e terrapadre che giacciono nell’abbandono senza tempo sull’ultima soglia oltre la quale o il nulla o il divino. »

COD: ISBN 9788899679118 Categoria: Tag: , , ,

Descrizione

Esiste un modo per essere grandi: sembrare più piccoli” la frase, una sorta di traccia nascosta, suggerisce il leitmotiv del nuovo progetto artistico del fotografo Bruno Barillari racchiuso nel libro fotografico  “Dal Cielo in esclusiva” come l’omonimo titolo della mostra allestita al Must Museo storico della città di Lecce, dal 3 dicembre 2016 all’8 gennaio 2017.

Il Salento come non lo avete mai visto. Se non a bordo di un aereo, ammesso che esista un volo che penetri nell’entroterra più aspro e quasi inaccessibile o costeggi interamente le coste, dall’Adriatico allo Ionio, modellate da madre Natura dalla notte dei tempi. Ed è un tempo infinitesimale quello per cui l’obiettivo possa catturare la luce, fissare l’inquadratura perfetta del paesaggio che rilascia il monitor, collegato in telemetria, e che in tempo reale trasmette dati, mentre su, tra le nuvole, il drone diventa l’occhio fisico dell’artista che scruta dal cielo in esclusiva. Se con la mostra “Obj” (lo scorso anno alla Galleria Scaramuzza) a finire nelle sue inquadrature erano stati gli oggetti disseminati negli angoli delle nostre case e nelle stanze della memoria riscoprendo con perfetti still-life il fascino della pellicola in bianco e nero, nel nuovo progetto artistico gli scatti sono rubati “Dal cielo in esclusiva”, appunto, grazie alla complicità di un drone cinematografico cogliendo la bellezza della Natura e la potenza del colore.

Sedici pannelli di grande formato stampati in fine art troveranno “casa” per oltre un mese nelle sale del Must, Museo storico di Lecce, dove Bruno Barillari ritorna ad esporre dopo i progetti “Dinamiche sul Mediterraneo” e “Mustintime” entrambi realizzati nel 2012. Il focus in questa nuova personale di fotografia è il Salento colto all’improvviso grazie al «Drone / occhio / microscopio che del generale coglie il particolare, dell’immenso il frammento, dell’infinito il finito, della dismisura la misura» spiega in catalogo il giornalista e scrittore Raffaele Gorgoni.

Scatti rubati grazie ad un sincronismo perfetto tra chi guida il drone – il pilota Enac Roberto Leone – e il fotografo Bruno Barillari che in remoto comanda la testa alla quale è attaccata la macchina fotografica. «Ogni scatto è frutto o di una singola o al massimo di un paio di esposizioni. La sorpresa è il fattore determinante anche perché non siamo abituati a guardare da cento o più metri di altezza» spiega lo stesso Barillari. Amante della sperimentazione, in questa mostra il fotografo leccese ha realizzato un connubio perfetto con il drone, il Gimbal di Leone, che gli ha consentito di sfidare la gravità, restando immobile nel cielo simulando la sua presenza in alta quota sebbene ben ancorato sulla terra, e scattare praticamente “in overing”. «Quando Roberto porta i miei occhi in quota, mentre i miei piedi sono ancora ben piazzati per terra, accade qualcosa di singolare: smetto di guardare e vedo.» – Scrive il fotografo nel suo testo introduttivo, aggiungendo: «Lascio il mio pessimo elemento senza anestesia il tempo necessario per rendermi conto che è il Cielo a sognare noi… perché la vita sia un sogno. La bellezza sotto l’aria è infinita e, come un eco nello spazio, si propaga in modo dilagante fino a svanire nell’abbraccio fra la roccia e il mare; il sole attraversa le strade rosse di terra in un gioco grafico fatto di pietre e torri senza principesse; gli steli sottili si inchinano al vento e, riversi su specchi d’acqua dimenticati, sembrano bere per trarne profitto».

Ed ecco allora dispiegarsi le immagini di un Salento mozzafiato, inedito, prorompente nella sua bellezza selvaggia che ne fa una meta riconosciuta in tutto il mondo, segnalato dalla nota guida Lonely Planet ai principali tour operator come il luogo da visitare almeno una volta nella vita.

E “Dal cielo in esclusivaBruno Barillari ha scovato gli angoli e gli scorci più suggestivi scoprendo le geometrie della Strada del pesce che attraversa l’oasi naturale delle Cesine (San Cataldo) o della strada che costeggia la Litoranea Otranto – Santa Cesarea Terme. E il frastagliarsi del mare in mille rivoli nella scogliera a Roca o alla Specchiulla (Otranto) e, quello più dolce insinuarsi tra le dune di Lido Pizzo a Gallipoli o delle spiagge nelle marine leccesi di Torre Chianca e di Frigole. E ancora sorvolando la litoranea Otranto – Santa Cesarea ha sorpreso l’antica Torre Sant’Emiliano, vedetta silenziosa a metà strada tra Punta Palascìa e Porto Badisco, per poi fermarsi ad osservare come la cava di Bauxite diventi una sorta di occhio magico entro il quale si riflette sì, proprio il cielo. «Un manifesto grafico di architetture supreme che con gli occhi in volo ed i piedi per terra ho raccolto»scrive ancora Bruno Barillari completando con parole poetiche la poesia delle immagini catturate. Immagini che, da un insolito punto di vista, svelano i contorni dei Laghi Alimini (Otranto) e della costa in prossimità di Torre Uluzzo a Porto Selvaggio (Nardò) o di Torre Miggiano (Santa Cesarea Terme) ma anche architetture antiche, diroccate, tracce di storia e resti indelebili della memoria. Come la chiesa di San Mauro sulla litoranea Santa Maria al BagnoGallipoli o la Cappella del Crocifisso sulla litoranea per San Cataldo. Ancora geometrie che si rivelano nel momento in cui si addentra nell’entroterra delle campagne di Gallipoli, Lequile, Nardò lasciando scoperto il cuore contadino, vocazione millenaria di questa terra rossa che però sa essere generosa. Nonostante tutto. E ancora visioni che spiazzano all’improvviso con l’esplosione di azzurri e gialli quasi fossero campiture di dipinti di arte contemporanea mentre spia da lontano la Palude del Capitano a Sant’Isidoro (Nardò). Un unico filo unisce in una tessitura ideale tutti i fotogrammi: è l’amore per la propria Terra oltre che per l’Arte. Un viaggio interno ed esterno: «Penso sempre alla mia terra nei viaggi che intraprendo con la mente, alberi bambini giocano con aquiloni di nuvole ed il giorno segue la notte come il segugio la preda, in un gioco di echi e profumi che si propagano nel tempo necessario ad innamorarsi».

Un volume cartonato, in doppia lingua con i testi tradotti in lingua inglese da Arianna Corvaglia, con gli scatti della mostra raccontata dal testo critico di Raffaele Gorgoni che scrive: «Scatti rubati perché l’ulivo, lo scoglio, il mare, l’onda, la pietra non s’aspettavano di essere colti nella loro intimità da un occhio indiscreto. Sono lì impudicamente distesi al sole, inermi. Tutto dall’alto appare più indifeso, anche la severa torre di guardia, l’aspra scogliera, l’arcigna masseria. È madremare e terrapadre che giacciono nell’abbandono senza tempo sull’ultima soglia oltre la quale o il nulla o il divino. »

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