Descrizione
Non si sa molto del librettista Francesco Rubino, che verso la metà dell’Ottocento compose vari libretti. Nel CLIO – Catalogo dei libri italiani dell’Ottocento, edito a Milano dall’Editrice Bibliograficanel 1991, nella parte degli Autori, al volume
5 (OGL-SAN), si legge che compose un melodramma Luigi Rolla per la musica di Salvatore Sarmiento nel 1841, un altro melodramma Dottor Bobolo o La Fiera per la musica di Lauro Rossi nel 1845, e il libretto Il domino nero, un’opera comica in tre atti sempre per la musica di Lauro Rossi nel 1854, oltre al libretto che è l’oggetto della nostra trattazione.
I contrasti tra il librettista e il maestro De Giosa portarono all’accantonamento del testo del libretto che apparve a stampa, con il titolo cambiato in Ida di Benevento nel 1855 a Bari per i tipi di Sante Cannone e figli e per la musica del maestro Nicola Ferri. Il frontespizio specificava trattarsi di una “tragedia lirica in tre atti composta pel Teatro Piccinni di Bari”.
Il curatore
VITO SALIERNO ha insegnato “Storia dell’India Musulmana” all’Istituto Italiano per il Medio ed Estremo Oriente di Milano (1958-1960), “Lingua e Letteratura Italiana” all’Università di Karachi, Pakistan (1960-1964), dove ha diretto il Centro Italiano di Cultura, e “Lingua e Letteratura Inglese” nei Licei Statali a Milano (1966-1999). Nel campo specifico dell’islamistica, si è dedicato allo studio dell’Opera Omnia di Allama Muhammad Iqbal, il poeta-vate della nazione pakistana e portavoce dell’Islam moderno: i primi due volumi, tradotti dall’urdu in italiano, sono apparsi nel 2010 (Il richiamo della carovana) e nel 2011 (L’ala di Gabriele). Ha partecipato ai congressi internazionali iqbaliani delle università di Lahore (1964), Cordova (1991), Gent (1997), Lahore (2003); è presidente della “Iqbal Foundation Europe” dal 2007, ed in questa veste ha organizzato i convegni di Iqbal a Milano nel 2009 e 2010.
Tra le pubblicazioni specifiche, Antologia della poesia urdu (1963), Pakistan dal deserto alla vita (1972), L’India degli dèi (1986), La sultana (2001), Tracce islamiche nelle chiese di Puglia e Basilicata. Iscrizioni pseudo cufiche (2002), Iqbal and Italy (2004), I Musulmani in Italia, secoli IX-XIX (2007), L’Iraq dai Sumeri a Saddam Husein (2009), Il Mediterraneo nella cartografia ottomana (2010), Iqbal e il modernismo (2010), Pakistan with love: men, events, books (2011).
Commento critico di Maurizio Nocera
Come Vito Salierno scrive nella Premessa a quest’opera tragica in quattro atti dell’Ottocento – “Il Seudan di Bari” – a firma di Francesco Rubino e da lui curata, dipingere, scrivere, musicare e rappresentare teatralmente situazioni orientali da “Mille e una notte” fu una moda tipica dell’Europa del Nord, e in specie della Francia, che poi influenzò il resto del vecchio continente. L’Italia non ne rimase esente, anzi, come lo stesso Salierno ci fa sapere, non poche furono le rappresentazioni in teatri anche del Sud, da Napoli a Bari. E proprio nella città pugliese, dove nel IX secolo s’era instaurato un emirato arabo, dieci secoli dopo, nel 1855, la tragedia lirica aveva visto la luce sotto forma di un libretto a firma appunto del Rubino e con musica di Nicola Ferri.
Nel presente volume, il curatore, esperto del mondo arabo, di lingue orientali e mediorientali e delle tante sfaccettature dell’Islam, riprende due stesure manoscritte dell’opera tragica conservate nella biblioteca nazionale di Bari, le mette a confronto facendo osservare che in esse non vi sono significative varianti quanto poche e formali modifiche più che altro riferite alle scene di alcuni atti. Tuttavia, egli ritiene opportuno sottoporle entrambe alla lettura di chi ha interesse a occuparsi della tragedia.
L’importanza della presente edizione sta nel fatto che del libretto, stampato in prima ed unica edizione nel 1855 col titolo di “Ida di Benevento”, non esistono che sole tre copie, per cui va dato merito a Vito Salierno per averla sottratta alla notte della dimenticanza.
© 2011 IL RAGGIO VERDE EDIZIONI
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